martedì 3 gennaio 2012

Il divano e Silvia

Voglio rilassarmi, arrivare presto a casa e tuffarmi sul divano. Togliermi la cintura, allentare la cravatta e gettare le scarpe all’ingresso per essere libero di camminare scalzo. Invitare Silvia a sedersi accanto a me, abbracciarla e dirle quanto l’amo. Dirglielo tutti i giorni affinché non se ne dimentichi. Da quando siamo venuti ad abitare in questa casa, a marzo son due anni, riusciamo a scoprire l’armonia che c’è nello stare insieme durante la maggior parte delle ore. La convivenza non è la stessa pubblicizzata dalle fette biscottate o dalla pasta; certo, i bei momenti ci sono, e non pochi...voglio dire: non sono tutto. La situazione si complica. Per esempio capitava che qualche giorno il lavoro era parecchio, e tra le milioni di cose da fare, le scartoffie si accumulavano sulla scrivania del mio ufficio, la tensione cresceva. E come al solito arrivava il capo pronto a rimproverarmi con tono severo: << Ma allora? Stiamo perdendo tempo a bere caffè? Ti avevo chiesto quel fascicolo per le 11. Ti rendi conto di che ore sono, oppure vuoi che ti compri un nuovo orologio? O magari un nuovo paio di occhiali…porta avanti il tuo lavoro, adesso! >>. Cosa ci sarebbe stato di più utile, rispettoso e tagliente che un << Subito! >> dopo aver deglutito per imbarazzo o per rabbia. A volte il lavoro tanto si accumulava che si autoinvitava a casa, per essere esaurito e per esaurirmi dopo una frettolosa cena accuratamente preparatami. Silvia. Accarezzo i suoi dolci capelli biondi. Altro che ‘’dolce risveglio con le nuove fette biscottate’’, era evidente che dopo una giornata intera, il lavoro che riempiva le prime ore delle notte, il sonno arretrato, facevano sì che il silenzio e già la stanchezza aprivano le danze del mattino. << Cos’hai ? >> chiedeva allora la mia donna. Appoggiato sul tavolo della cucina facevo spallucce davanti ad una tazza di latte. << Mi raccomando, non fare tardi >> continuava in tono quasi materno lasciandomi un bacio sulla guancia su cui s’irrigidiva la barba lasciata ancora incolta. Scuotevo la testa in segno di negazione, e la vedevo chiudere la porta con la mano nella quale stringeva le chiavi della macchina. Allora mi rendevo conto che a volte la convivenza, il condividere lo stesso tetto, era complicato da forze maggiori che implicavano il mio ermetismo e probabilmente l’irritazione da parte di Silvia. E’ così protettiva nei miei confronti. Come fosse un impegno alleggerito dal sentimento, anche quello da ricambiarmi. Ah, quanto l’amo, certo che l’amo. Specie quando è solita poggiare la sua testa sulla mia spalla destra, addormentata. Quando siamo insieme, mano nella mano, questo divano sul quale vorrei rilassarmi…
Peccato costi intorno ai € 3.000 e io non posso far altro che immaginare tutto questo al di là della vetrina fredda per l’inverno. Al di là della vetrina nella quale si riflettono i miei pensieri che alitando su di essa non riescono a far altro che disegnare un cuore nel quale scrivo : Silvia.

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